IL CASO CPR 1
Condizioni e legittimitá del trattenimento dello straniero nei CPR
LA VICENDA
CPR 1 è un soggetto affetto da gravi patologie, derivanti dagli esiti di un grave incidente stradale avvenuto poco prima di essere trattenuto presso il CPR di Torino.
A causa delle sue condizioni cliniche la vita all’interno del centro è intollerabile, avendo difficoltà respiratorie causate dalla precedente tracheotomia ed acuite dal fumo di sigaretta all’interno dei locali dove è costretto a permanere per quasi tutto il giorno, dall’estrema difficoltà ad utilizzare i bagni “alla turca” derivante dai cedimenti delle gambe in posizione accovacciata, che lo costringono a legarsi ad una corda legata al soffitto durante l’espletamento dei propri bisogni fisiologici e dalla dieta a cui è sottoposto con la propria situazione gastrointestinale a seguito dell’asportazione chirurgica di un tratto dell’intestino.
La sua permanenza veniva ritenuta compatibile dai medici interni al CPR sulla base di documenti non accessibili dall’interessato e dal suo difensore.
IL NOSTRO INTERVENTO
Strali, con il caso CPR1, si prefigge di implementare le garanzie di tutela sanitaria e umanitaria delle persone trattenute nel Centro nonché le garanzie di effettività della tutela giurisdizionale.
I soggetti trattenuti vivono in condizioni intollerabili soprattutto se affetti da patologie pregresse. Non vi è concreta possibilità giurisdizionale di contrastare la ritenuta compatibilità di talune situazioni mediche con la permanenza nel centro.
StraLi, affiancando il legale di CPR 1, ha impugnato i provvedimenti emessi e si è rivolta agli organi di stampa e di garanzia quale il Garante dei Detenuti. Il soggetto è stato oggetto di attenzione dall’Ordine dei Medici di Torino e sono state fatte valere tutte le sue ragioni. In particolare oggetto di attenzione da parte di StraLi sono state le seguenti questioni: 1) le condizioni mediche del trattenuto appaiono inconciliabili con la sua permanenza in un centro che non garantisce la tutela del diritto alla salute (mancanza attrezzature, dieta inadeguata, assenza controlli medici, impossibilità svolgere fisioterapia) 2) le sue condizioni sono state ritenute “compatibili” da medici interni al centro senza possibile interlocuzione e senza possibilità di accesso alla cartella clinica con conseguente violazione del diritto di difesa dell’interessato.
Il Giudice di pace di Torino a seguito dell’udienza non ha prorogato il trattenimento e disposto in forza degli argomenti sopra riassunti la “scarcerazione” (rectius dimissione) del trattenuto.
Tale provvedimento è ampiamente condivisibile e costituisce un precedente utile, ma rimane ferma la situazione di grave mancanza di tutele all’interno del centro.