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IL CASO CORDELLA & OTHERS VS. ITALIA 

Inesistenza di rimedi giudiziali:

la violazione dell'articolo 13 della Convenzione Europea  dei Diritti dell'Uomo

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Il caso CORDELLA & others vs. Italia (domanda n. 54414/13, noto anche come “Caso ILVA”) è stato portato davanti alla Corte Europea dei Diritti Dell'uomo da un gruppo di circa 180 ricorrenti che vivono nella città di Taranto o nei comuni circostanti, i quali hanno chiesto alla Corte misure di disinquinamento della zona e risarcimenti alle vittime (o alle loro famiglie) che hanno subito danni alla salute in relazione all'attività dell'impianto siderurgico ILVA.  

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La Corte Europea ha constatato una violazione dell'art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, dato che le autorità nazionali non hanno preso tutte le misure necessarie per proteggere i  cittadini e l'ambiente, nonostante diversi rapporti scientifici avessero dimostrato la pericolosità delle emissioni dell'Ilva.

  

La Corte ha anche confermato l'inesistenza nell'ordinamento italiano di rimedi giudiziali  che permettano di ottenere misure che garantiscano il disinquinamento delle aree interessate da emissioni nocive. 

 Questa situazione si è tradotta in una violazione dell'art. 13 della Convenzione, poiché non è garantito che le parti legittimate abbiano il diritto di ottenere, a livello nazionale, un rimedio effettivo a fronte delle violazioni dei loro diritti.   

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Per questo motivo, la Corte ha imposto all'Italia di adottare misure per rimediare ai danni subiti dai ricorrenti e di fornire agli stessi adeguati strumenti giudiziari a tutela dei propri diritti.  

La sentenza è diventata definitiva il 24 gennaio 2019 e, da allora, il Comitato dei Ministri sta monitorando l'attuazione della sentenza ed il 5 marzo 2020 ha chiesto alle autorità italiane di informarlo sulle misure interne adottate in ottemperanza alla sentenza. 

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Strali, in questo contesto, ha presentato al "Directorate General of Human Rights and Rule of Law Department for the Execution of Judgments" della CEDU, una Comunicazione ai sensi dell'articolo 46 della CEDU e dell'articolo 9.2 del Regolamento del Comitato dei Ministri. 

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Questa Comunicazione ha un duplice obiettivo: da un lato, mira ad evidenziare come il Piano d'azione presentato dal governo italiano il 18 gennaio 2021 sia inefficace e non affronti correttamente e adeguatamente la violazione dell'articolo 13 della CEDU come accertato dalla Corte  nella sentenza; dall'altro lato, si rivolge al Comitato dei Ministri chiedendo di respingere il Piano d'azione proposto dall'Italia, sottolineando la necessità stringente di fare pressione sul Governo Italiano affinché in esecuzione di quanto disposto dalla sentenza, introduca gli strumenti giuridici necessari per consentire a chiunque di ottenere misure che garantiscano il disinquinamento delle aree interessate da emissioni nocive. 

  

Il Comitato dei Ministri ha dunque pronunciato la Decisione (1398 DH Cordella and Others Decisions ENG) nella quale ha concordato con quanto osservato da Strali sulla persistente assenza di effettivi rimedi interni volti a garantire il disinquinamento di aree colpite da emissioni nocive, ed ha invitato formalmente il Governo italiano a colmare rapidamente questo vuoto normativo adottando le necessarie misure.

 

Il Comitato ha fissato termine per le repliche del Governo italiano sul tema al 30 giugno 2021. 

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