“Ama follemente. E se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente”.
Shakespeare. Romeo e Giulietta. Verona. 1596.
“Assassine e cannibali le donne che decidono di abortire”; “Ci siamo separati da loro (ndr: gli omosessuali), come dalla peste, perché è contagiosa” (Dimitri Smirnov, arciprete della Chiesa ortodossa russa);
“Alla fine quando questa legge è stata approvata [in Nigeria], il Governo ha detto che […] se si fa attivismo omosessuale, o si progetta un matrimonio gay, si va in prigione. Il Governo prevede dai 3 ai 12 anni di reclusione” (Theresa Okafor, Presidente della Foundation for African Cultural Heritage);
“Preferirei dare mio figlio ad un orfanotrofio piuttosto che ad una coppia dello stesso sesso” (Zeljka Markic, Presidente croata della Associazione Per conto della famiglia);
“L’atto sessuale tra due persone dello stesso sesso è una forma di violenza fisica, usata anche come pratica di iniziazione al satanismo”, “tollerare l’omosessualità equivale ad accettare la pedofilia” (Silvana De Mari, proctologa e scrittrice ultracattolica).
Relatori del World Congress of Families. Verona. 2019.
423 anni dopo la tragedia di Romeo e Giulietta, a Verona, si celebrerà, tra il 29 e il 31 Marzo 2019, la tredicesima edizione del Congresso Mondiale delle famiglie, un evento nato dalla saldatura di gruppi della destra religiosa statunitense e del tradizionalismo ortodosso russo e che, con il tempo, è diventato un vero e proprio collante per le estreme destre di tutto il mondo.
Amnesty International lo ha definito un congresso “ostile ai diritti umani”. Ciò che preoccupa, si legge nel comunicato rilasciato, è in particolare:
- l’affermazione che la “famiglia naturale” composta da un genitore uomo e da un genitore donna sia la “sola unità stabile e fondamentale della società”; quindi, il rifiuto del riconoscimento di diritti civili a nuclei familiari al di fuori della coppia eterosessuale unita in matrimonio;
- l’equiparazione, da parte di alcuni partecipanti stranieri, dell’interruzione volontaria di gravidanza all’omicidio;
- la patologizzazione dell’omosessualità e della transessualità e di tutte le forme di orientamento sessuale e identità di genere non ascrivibili a maschio/femmina eterosessuale;
- il rifiuto del pieno riconoscimento dei diritti civili alle persone che manifestano queste identità.
423 anni dopo la tragedia di Romeo e Giulietta, a Verona, andrà in scena il Medioevo. Come dal 1997, anno della prima edizione, a Praga, ad oggi.
Con una differenza: per la prima volta, a questo evento si opporrà una manifestazione organizzata da associazioni femministe, dal mondo Lgbt e da tutte quelle realtà che considerano prioritaria la tutela dei diritti di ogni essere umano. Sono realtà che intendono contrapporsi a una narrazione che, in nome della c.d. famiglia tradizionale e di una (inesistente) legge naturale, autorizza a violare principi inviolabili - riconosciuti come tali dalla nostra Costituzione e dalle Carte dei diritti internazionali - alla base del nostro Stato: primi tra tutti, la libertà di autodeterminazione in tema di sessualità, maternità e famiglia, risultato di conquiste che si pensavano ormai definitive.
Il sale della democrazia è certamente la garanzia, per tutti, di poter esprimere liberamente il proprio pensiero; tuttavia, ciò opera nei limiti in cui ci si muova all’interno di una cornice di principi e regole di convivenza che danno sostanza a ciò che ogni società è e che non possono essere messi in discussione: pena la negazione del proprio passato, presente e futuro.
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