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Diritto all’ambiente: dalla piazza al Tribunale con la Strategic Litigation

Aggiornamento: 6 ott 2019

Non vi parleremo di Greta Thunberg, la formidabile sedicenne svedese dalle lunghe trecce gli occhi azzurri e poi, candidata al Nobel per la pace: Greta, con i suoi scioperi del venerdì, ha chiesto e chiede ai ‘grandi’ che guardino a dove sta andando il Pianeta e facciano qualche cosa per invertire immediatamente la rotta.

Oggi vogliamo parlarvi di un’altra storia.

Anno domini 2015, Oregon, USA: ventuno ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 19 anni citano a giudizio, tra gli altri, nientepopodimeno che il Presidente Trump e l’ex Presidente Obama per non aver vietato o quantomeno limitato le attività produttive più inquinanti – si tratta, in particolare, dell’uso eccessivo del carbon-fossile con conseguente sprigionamento di anidride carbonica, tra i principali responsabili del surriscaldamento globale –, così violando il loro diritto ad un clean environment.


I ragazzi – tutti colpiti personalmente dagli effetti dei cambiamenti climatici, quali incendi e alluvioni – parlano di trattamento discriminatorio tra cittadini, centrando il punto: saranno loro, infatti, a fare maggiormente le spese di queste (non)scelte politiche, fatte in un periodo in cui sono ancora privi del diritto di voto e quindi del mezzo per influenzare in qualche modo i governanti. Li rappresenta in giudizio, pro bono, l’Associazione di avvocati ‘Our Children’s Trust’, con il supporto del climatologo James Hansen.


I primi tribunali aditi respingono le richieste per mancanza di un vero e proprio diritto leso, fino a che, nel Novembre 2016, il giudice federale Ann Aiken afferma che "there is no doubt that the right to a climate system capable of sustaining human life is fundamental to a free and ordered society. The access to a clean environment is a fundamental right"’.


Inizia così il processo Juliana v. United States, ad oggi ancora lungi dall’essere concluso, ma già importantissimo per questo primo, fondamentale, riconoscimento.

Una vittoria costringerebbe gli Stati Uniti d’America a cambiare le proprie scelte politiche sull’ambiente, oltre ad aprire un capitolo tutto nuovo: la possibilità per i cittadini di influenzare, tramite azioni legali fondate su violazioni di singoli diritti fondamentali, le scelte dei Governi su un tema così importante.


Le scelte dei ‘grandi’, per dirla alla Greta Thunberg.

Per dirla alla StraLi, ecco un gran bell’esempio di Strategic Litigation.


E mentre ci infiliamo la giacca leggera per raggiungere la fiumana di studenti in piazza per il primo grande climate strike in Italia, desideriamo lanciare un appello. L’azione di piazza è fondamentale ma abbiamo un altro strumento a disposizione che, come dimostra il caso dei ventun ragazzi americani che sono riusciti a portare in aula il Presidente degli Stati Uniti, può essere altrettanto potente: la Strategic Litigation.


StraLi è decisa a seguire l’esempio statunitense. Vogliamo supportare chi, nell’immediato futuro, porterà davanti ai giudici casi individuali di violazione del diritto ad un ambiente salubre per provare, anche in Italia, ad invertire la rotta. In concreto, abbiamo bisogno di persone che abbiano subito danni di qualunque genere connessi ai cambiamenti climatici, che abbiano voglia di cambiare qualcosa e che abbiano voglia di farlo per tutti. Fatevi avanti!


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