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L'ESTRADIZIONE DI JULIAN ASSANGE: QUALI SONO I RISCHI

Julian Assange potrebbe essere vicino all'estradizione: il 10 dicembre, gli Stati Uniti hanno presentato e vinto un ricorso in appello avverso la sentenza con cui l'Alta Corte di Londra, a gennaio, aveva negato la sua estradizione in territorio americano.

Assange è noto al grande pubblico per essere il fondatore di WikiLeaks, ONG senza scopo di lucro che riceve documenti riservati, di carattere governativo o aziendale, e li pubblica sul proprio sito web.



Cittadino australiano, è accusato negli Stati Uniti di aver illegalmente sottratto a siti governativi statunitensi migliaia di documenti, pubblicati poi proprio su WikiLeaks. I più famosi e rilevanti fra questi denunciavano gravi inadempienze e abusi commessi dalle truppe statunitensi, britanniche e irachene nelle guerre in Afghanistan e Iraq: sono stati diffusi materiali su torture, violazioni di diritti umani e uccisioni di civili. Successivamente, sul sito sono stati pubblicati anche documenti riguardanti l’operato della diplomazia statunitense e internazionale.


Nel 2019, Assange è stato incriminato per violazione dell'Espionage Act, la legge federale statunitense che punisce, fra le varie, la diffusione di materiale militare riservato. Sul suo capo pendono accuse pesantissime, per cui potrebbe essere condannato fino a 175 anni di carcere negli Stati Uniti. Era anche stato accusato di reati a sfondo sessuale da due donne, in Svezia, la quale a propria volta aveva chiesto l’estradizione: l’indagine è stata archiviata nel 2019 per insufficienza di prove e per difficoltà degli accertamenti ad anni di distanza dai fatti testimoniati.

A gennaio, la richiesta di estradizione era stata rifiutata a causa delle condizioni di salute di Assange, detenuto a seguito del suo arresto nel 2019: i motivi sono legati al fatto che lo stesso soffrirebbe di depressione e avrebbe tendenze suicide che potrebbero mettere in pericolo la sua vita, in caso di estradizione. Nel ricorso, gli Stati Uniti hanno offerto delle garanzie in tal senso, fra cui il diniego della prospettiva di isolamento o carcere duro nell’eventualità dell’estradizione e la possibilità, in caso di condanna, di scontare la pena in Australia.

Ci verrà del tempo prima di giungere a un verdetto definitivo circa l’estradizione di Julian Assange: il caso ora deve tornare a essere esaminato in primo grado dalla Corte di Westminster, tenendo conto della decisione dell’Alta Corte. I legali dell'imputato, poi, probabilmente presenteranno ricorso.

Fin dal suo inizio, questo caso è controverso e i problemi legati alle condizioni di detenzione di Assange sono solo i più urgenti e plateali. Chi da anni si schiera a difesa del fondatore di WikiLeaks afferma che la sua attività, comprese le azioni per cui è attualmente incriminato negli Stati Uniti, si collocano interamente nella sfera del giornalismo investigativo. I documenti classificati pubblicati da WikiLeaks sono stati utilizzati con questa finalità e anche solo processare Assange è considerato un attacco alla libertà di espressione e informazione.

Oltre a ciò, la sua detenzione a Belmarsh ha già compromesso fortemente la sua salute. Le gravi condizioni del giornalista e i rischi a cui è esposto tuttora, nel corso della sua detenzione preventiva nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, sono già state denunciate non solo da organizzazioni come Amnesty International, ma anche dall’inviato delle Nazioni Unite contro la tortura, Nils Melzer, nel 2020. In molti sostengono che il rischio che la sua salute peggiori in seguito all’estradizione negli Stati Uniti è concreto: l’appello presentato all’Alta Corte è stato aspramente criticato per la vaghezza delle rassicurazioni offerte, in un panorama come quello statunitense dove le violazioni dei diritti umani in carcere sono note.

Le condizioni di detenuti e detenute e la necessità di assicurare il rispetto dei loro diritti fondamentali sono battaglie che StraLi ha sempre portato avanti con forza. Per questo, mentre attendiamo che il caso venga riesaminato, ci uniamo al coro di associazioni che difendono la necessità di tutelare la salute psicofisica e i diritti umani di Julian Assange da ogni potenziale rischio. Ed è il diritto alla salute e alla vita, insieme a quello alla libertà d’espressione e di stampa, che ci auguriamo siano al centro della nuova sentenza.



A cura di Greta Temporin

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