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LA CRISI IN UCRAINA: LA SCINTILLA CHE SAREBBE MEGLIO EVITARE?

Aggiornamento: 11 feb 2022

Da ormai qualche settimana in tema di politica internazionale il centro di ogni discussione è un paese che negli ultimi anni è stato il fulcro di molti scontri fra Stati Uniti e Russia: si tratta dell’Ucraina, che oggi ricopre un ruolo geo-politicamente strategico per entrambi i fronti.



Al termine della Guerra Fredda, nonostante i ripetuti tentativi di conciliare gli interessi di queste due potenze, i rapporti sono sempre stati molto fragili, ed ora sembrano deteriorarsi sempre più rapidamente.


Già nel 2014 il panorama internazionale era stato turbato dagli interventi militari della Russia nei confronti dell’Ucraina, culminati con l’illegale annessione della Repubblica autonoma di Crimea. Nelle ultime settimane, il conflitto si è riacceso con lo schieramento da parte della Russia di circa 100 mila soldati lungo il confine orientale dell’Ucraina, all’altezza della regione ucraina del Donbass, dove già dal 2014 imperversa un conflitto fra militanti separatisti filo-russi e le forze anti-separatiste. Successivamente, sono state inviate truppe in Bielorussia sul confine settentrionale del paese. Considerando la presenza armata sul confine a Sud con la Crimea, l’Ucraina sarebbe circondata su tre fronti, se la Russia dovesse decidere di attaccare e le conseguenze per la popolazione civile sarebbero devastanti, secondo i reparti di NGOs come Amnesty International e International Crisis Group, che sorvegliano la situazione già dal 2014.


Questo dispiegamento militare ha allertato l’intero Occidente, scatenando reazioni e dichiarazioni da parte dei leader di diversi stati membri della North Atlantic Treaty Organization (NATO). Tuttavia, è necessario comprendere quali siano le possibili violazioni e sanzioni a livello internazionale per capire se un intervento militare da parte degli Stati Uniti o della NATO sia effettivamente possibile. L’Ucraina, infatti, non è un membro di questa organizzazione, perciò le basi giuridiche per un intervento dovranno essere diverse.

L’unica organizzazione internazionale di cui sono membri i tre soggetti principali della crisi attuale è l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Come Stati membri, gli Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina sono vincolati dallo Statuto delle Nazioni Unite, che all’art. 1 sancisce come obiettivo principale dell’Organizzazione il mantenimento della pace e la sicurezza internazionale. A questo fine, possono essere adottate efficaci misure collettive per prevenire e rimuovere le minacce alla pace e per reprimere gli atti di aggressione o le altre violazioni della pace. Tra gli atti che possono costituire un crimine di aggressione rientrano l’invasione, l’occupazione militare o l’annessione con l’uso della forza.

Quali sono quindi le sanzioni in cui può incorrere la Russia per i comportamenti tenuti sin d’ora nei confronti dell’Ucraina?

Lo Statuto dell’ONU prevede principalmente due possibilità:

  1. una condanna della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) per violazione di un obbligo internazionale (es: divieto di utilizzo della forza);

  2. una raccomandazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, o l’adozione di misure specifiche da parte dello stesso (sebbene ciò sia praticamente impossibile, visto che la Russia ne è parte e ha potere di vedo nello stesso).

In quanto membro dell’ONU, infatti, la Russia è comunque vincolata ai principi cardine dell’Organizzazione, incluso il divieto dell’uso della forza (che ha fin carattere di jus cogens, ossia di principio inviolabile del diritto internazionale). Questo aggrava ogni comportamento commesso in violazione di questi principi.

In caso di violazioni del divieto di uso della forza, il Consiglio di Sicurezza può quindi adottare misure di contrasto per dare effetto alle sue decisioni. Queste misure possono comprendere l’interruzione totale o parziale delle relazioni economiche e delle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche e radio, e la rottura delle relazioni diplomatiche. In casi particolarmente gravi, il Consiglio potrà intraprendere con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale (artt. 39-42 Statuto ONU). Esiste anche una sanzione molto più pesante in caso di ripetute gravi violazioni dei principi dell’ONU: l’espulsione dall’Organizzazione, che però dovrà essere operata da parte dell’Assemblea Generale su proposta del Consiglio di Sicurezza.

Tutte queste misure richiedono tuttavia una decisione del Consiglio di Sicurezza, che decide con il voto favorevole dei suoi membri permanenti, tra cui la Russia (c.d. potere di veto): pertanto, sono in pratica inapplicabili nei suoi confronti.


Ma fino a quando le esigenze dei Paesi che si trovano schiacciati fra due potenze come gli USA e la Russia potranno essere sacrificate per il “bene comune”?


Il 31 gennaio si è tenuto un vertice del Consiglio di Sicurezza sulla questione Ucraina, durante il quale sono emerse le tensioni fra USA e Russia sulla crisi attuale. Si tratta, tuttavia, solo di un primo passo per favorire il dialogo e prevenire un aggravarsi della situazione, prima di procedere all’adozione di misure più concrete. È probabile che le misure che verranno adottate, saranno di tipo economico e finanziario, e non passeranno attraverso il sistema delle Nazioni Unite. Ad esempio, potrebbero essere imposte restrizioni alle importazioni ed esportazioni, soprattutto di gas e petrolio. Gli interessi economici in ballo, tuttavia, non sono solo quelli della Russia: si tratta di misure a doppio taglio, che andrebbero ad influire, in alcuni casi pesantemente, anche sull’economia dei Paesi europei, che si trovano nel mezzo di questa disputa fra giganti.


L’augurio, sicuramente, è che nelle prossime valutazioni degli organi di diritto internazionale gli interessi dell’Ucraina, vittima diretta dei soprusi della Russia, contino più di altri.



A cura di Beatrice Geusa

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