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Oops, we did it again

Aggiornamento: 23 mag 2019

“Lois, l’ho fatto di nuovo!” urla dolorante Peter Griffin dopo aver montato delle lamette da barba su un ventilatore ed essersi inevitabilmente sfregiato il volto nel goffo tentativo di radersi più velocemente.


Peter Griffin è un personaggio di fantasia, caricatura di un americano medio (o forse mediocre?), impulsivo, non particolarmente brillante, che in quella frase esprime una sorta di ineluttabilità del destino, quasi a riconoscere le proprie limitate capacità intellettuali e di conseguenza i guai che ne debbono derivare. Non si può colpevolizzare Peter Griffin oltre un certo limite, perché non ha i mezzi per comprendere a pieno la portata delle sue azioni prima di compierle, riesce al massimo a dolersi dei nefasti effetti da queste cagionati.

Per fortuna di noi tutti, la Camera dei Deputati non è composta da Peter Griffin. Nelle schermaglie politiche qualcuno potrebbe accostare un avversario al panciuto personaggio per denigrarlo, ma siamo ragionevolmente certi che a nessuno verrebbe mai in mente di far radere al suolo la propria casa. Ciononostante, non occorre essere una macchietta per combinarne discreti pasticci. Il riferimento è alla mancata approvazione della riduzione dell’aliquota IVA su tamponi e assorbenti, bocciata dalla Camera lo scorso 14 maggio con ben 253 voti contrari e solo 189 in favore. Vi ricordiamo che sono considerati beni di lusso e pertanto tassati al 22%, mentre i tartufi sono soggetti ad aliquota del 5%. Maria Antonietta saprebbe cosa suggerire come rimedio.


Il dibattito sta diventando quasi stucchevole: le ragioni a favore dell’abbassamento dell’IVA sono molteplici e ben più profonde di quanto si possa credere, come abbiamo a suo tempo spiegato in questo articolo. Non si tratta di mero risparmio economico, che comunque avrebbe di per sé un’incidenza sufficiente, ma vi è anche un forte significato simbolico: quale contorto ragionamento bisogna sviluppare per arrivare a sostenere che i prodotti per l’igiene intima femminile debbano essere tassati oltre quattro volte di più dei rasoi da barba per gli uomini? Capiamo bene che col dilagare degli hipster e la moda delle barbe lunghe sia il caso di incentivare un’industria che altrimenti rischierebbe il tracollo, ma proprio come si può intuire dalla contemporaneità, la barba è un vezzo, il ciclo mestruale no.


Due gli argomenti che hanno portato la maggioranza a votare contro questo provvedimento: da un lato un discorso economico, poiché lo Stato, secondo i calcoli della Ragioneria, avrebbe dovuto rinunciare ad entrate pari a circa 200 milioni di Euro se avesse abbassato l’IVA al 10%, e oltre 300 se l’avesse invece portata al 5%, dall’altro una questione ambientale.

Occupiamoci prima di quest’ultima: saremmo molto felici di una svolta verde, ma sinora l’esecutivo è parso ben lontano da qualsiasi tematica di rispetto per l’ambiente, per cui l’inquinamento causato da assorbenti e tamponi pare più una scusa che un reale motivo. Per di più, la Commissione Europea aveva già eliminato questi beni dalla lista di quelli che dovrebbero essere soggetti ad una maggior tassazione proprio in ragione del loro impatto ambientale. Quest’argomentazione cade, inesorabilmente.


La prima è più intuitiva da capire: ogni volta che lo Stato emana una legge deve trovare le cosiddette coperture finanziarie, ossia garantire che nel bilancio esistano soldi per garantire l’efficacia della legge medesima. In questo caso bisognerebbe rinunciare a delle entrate, per cui gli importi che abbiamo indicato sopra andrebbero recuperati da qualche altra parte. 200 o 300 milioni di Euro sembrano una somma stratosferica per un normale cittadino, ma rappresentano una minima parte dei 580 miliardi (non milioni, m-i-l-i-a-r-d-i) di Euro che lo Stato ha incassato con la riscossione dei tributi nel solo 2018. Come detto prima, per motivi igienico-sanitari questi beni sono irrinunciabili per una parte della popolazione che viene colpita da una tassazione iniqua. Non è neanche vero quanto affermato in autunno da un’esponente del Governo, secondo cui l’Europa – questa mitologica creatura che spaventa i bambini e si nutre dei vostri sogni – avrebbe imposto di non abbassare questa tassa. Alcuni giornalisti hanno chiesto spiegazioni alla Commissione Europea, la quale ha risposto che non era assolutamente vero e che, anzi, non vi era alcun problema.

Sapete chi ha mosso l’obiezione quest’autunno? Proprio lei, l’ineffabile on. Laura Castelli, che ci ha regalato una delle più gustose basi per meme dello scorso anno (qua la spiegazione sulla bufala):

Tuttora non ci capacitiamo di come il “Questo lo dice lei” non sia diventato l’argomento principale degli studenti in opposizione ai professori in sede d’esame.

Risulta abbastanza chiaro che non vi siano reali motivazioni contro la riduzione dell’aliquota IVA su assorbenti e tamponi; non che la cosa ci stupisca, ma sarebbe interessante comprendere sulla base di cosa abbia votato una così ampia maggioranza.

“L’hanno fatto di nuovo!” è a questo punto il grido disperato dei cittadini italiani, che come Peter avvertono l’inevitabilità di certe sconsiderate scelte, benché questa volta non siano le loro, ma di chi è stato designato a rappresentarli.

Ad ogni modo, ci permettiamo di consigliare ai 253 deputati di cui sopra di imparare dagli errori di Peter Griffin e di non sostenere test per presunti luminari (per capire quest’ultima frase è opportuno vedere il secondo video).

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