L’Europa, baluardo dei diritti umani e della democrazia, nasconde un terribile segreto. Nonostante l’Unione Europea condanni molto duramente le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF), la stessa attenzione non viene rivolta alle mutilazioni inferte alle persone intersessuali.
Ma, innanzitutto, che cos’è l’intersessualità?
Secondo il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, le persone intersessuali sono individui che, a livello di sesso cromosomico, gonadico o anatomico, non possono essere identificati come esclusivamente maschili o femminili. Ciò significa che l’intersessualità si può manifestare in maniera evidente, quando ad esempio i genitali presentano un’ambiguità, ma anche in maniera più nascosta, quando essa si palesa a livello cromosomico.
“Intersessualità” è, quindi, un termine ombrello che indica tutte quelle condizioni congenite per cui lo sviluppo del sesso di un individuo è considerato “atipico”. Infatti, essendo le nostre società costruite su un forte binarismo del sesso, tutti coloro che non cadono strettamente né in una né nell’altra categoria vengono considerati fuori dalla norma.
Le Nazioni Unite stimano che, in percentuale, le persone che presentano dei tratti intersessuali siano tra lo 0,05% e l’1,7 % della popolazione. Tuttavia, è legittimo pensare che la percentuale possa essere più alta: ancora oggi, l’intersessualità è una condizione poco conosciuta e molti tra quelli che la vivono preferiscono non esporsi per il conseguente rischio di stigmatizzazione.
Uno egli scenari possibili è che, alla nascita, il sesso del neonato sia difficile da assegnare. La prassi comune, in questi casi, è che i genitali vengano resi “conformi” o vengano “normalizzati” attraverso operazioni chirurgiche e trattamenti ormonali.
La comunità intersessuale si riferisce a questo tipo di interventi come mutilazioni genitali e spesso le conseguenze sono drammatiche. Tali trattamenti provocano delle modifiche irreversibili sul corpo dei bambini intersessuali, i quali, in seguito, possono sviluppare diversi problemi di salute e gravi traumi psicologici. Tra le ripercussioni fisiche di queste vere e proprie mutilazioni si annoverano genitali sfregiati e non funzionali, sterilità, dolore cronico, perdita importante o totale di sensibilità genitale, incontinenza urinaria e/o fecale e scompensi ormonali. Inutile a dirsi, chi subisce questo tipo di violazione sul proprio corpo è maggiormente incline a sviluppare rifiuto nei confronti dell’ambiente sanitario.
Che ruolo ha il diritto in tutto questo?
Da una parte, la concezione strettamente binaria del sesso è legittimata proprio dalla legge, quando essa ne riconosce e regolarizza solo due – maschi e femmine. La maggior parte di legislazioni europee non ha introdotto alcun indicatore per persone non binarie e, di conseguenza, queste sono considerate invisibili agli occhi dello Stato.
Dall’altra, mancano protezioni legali adeguate. Nonostante le operazioni che i neonati intersessuali subiscono non siano necessarie e vengano eseguite – ovviamente – senza il pieno ed informato consenso della persona interessata, entro i confini europei non esiste un divieto esplicito per ciò che concerne tali mutilazioni.
Infatti, il diritto internazionale e quello europeo considerano l’intersessualità ed i problemi ad essa legati solo in alcuni strumenti di soft law, i quali non sono vincolanti per gli Stati. Nessuno strumento di diritto internazionale né europeo è stato adottato per rendere proibite queste pratiche.
A livello nazionale, l’unico Paese che ha esplicitamente incluso l’intersessualità nel diritto alla non discriminazione è Malta: tramite un atto legislativo del 2015, denominato GIGESC Act (Gender Identity, Gender Expression and Sex Characteristics Act), è diventato l’unico paese europeo a vietare per legge le operazioni su minori se non necessarie ed in mancanza di consenso informato.
Tuttavia, anche laddove – come nel caso di Malta – il diritto includa e tenti di proteggere le persone intersessuali, le mutilazioni continuano ad essere una pratica diffusa.
Cosa si può fare per fermare queste pratiche abominevoli?
Senza dubbio, è necessario parlarne. Sono ancora molte le persone che non hanno un’effettiva conoscenza della condizione intersessuale, e ancora di più quelle che non sono al corrente delle mutilazioni genitali sui neonati intersessuali.
Inoltre, è fondamentale che vengano adottate misure legislative per rendere queste operazioni esplicitamente vietate ma, come mostra il caso maltese, da sole non eradicano il problema. La legge, infatti, dovrebbe procedere di pari passo ad un’appropriata educazione sul tema, rivolta soprattutto agli ambienti sanitari e scolastici.
(In foto, la bandiera intersex).
A cura di Martina Molinari
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