Carcere e pandemia, pt. 3

La Corte EDU per la terza volta chiede chiarimenti al Governo italiano sulla gestione dell’emergenza Covid-19 all’interno del carcere di Torino

Nel 2020, sono stati trei ricorsi alla Corte EDU di cui l’associazione StraLi ha supportato la proposizione in relazione alla gestione del contagio da Covid-19 all’interno del carcere di Torino.

Nel primo caso la Corte dopo aver chiesto precisazioni al Governo non aveva adottato la misura provvisoria in considerazione del miglioramento delle condizioni di salute del ricorrente.

Nel secondo caso, concernente una persona di età avanzata e con patologie pregresse, la Corte, pur confidando nella collaborazione del Governo circa una specifica tutela e gestione del rischio di contagio del ricorrente, il 25 maggio non ha ritenuto di adottare una misura provvisoria anche in considerazione del fatto che dopo la presentazione del ricorso il Governo aveva sollecitato ed ottenuto la fissazione di udienza specifica avanti alla Magistratura di Sorveglianza per la decisione del caso.

Il ricorso successivamente presentato dall’avvocato Edoardo d’Ettorre, membro del direttivo delle Camere Penali di Torino, con il supporto di StraLi riguarda nuovamente il caso di una persona detenuta di 69 anni con gravi e pregresse patologie, qualificato dalla stessa direzione sanitaria dell’istituto “paziente ad alto rischio” in caso di infezione.

Preso atto del contenuto del ricorso la Corte, il 26 maggio, per la terza volta, ha chiesto chiarimenti al Governo sulla gestione dell’emergenza interna al carcere di Torino.

Le domande rivolte al Governo in questo caso risultano estremamente specifiche e concernono: il numero di contagi all’interno della sezione ove la persone è detenuta, il regolamento sanitario del settore, se vige obbligo di indossare mascherine, il quantitativo di dispositivi di protezione distribuiti all’interno del carcere, le misure adottate per garantire il distanziamento sociale in particolare durante i pasti.

StraLi, in coerenza con la propria attività, auspica che la proposizione di questo ulteriore ricorso ed il conseguente intervento della Corte possa chiarire come è stato gestito il rischio sanitario derivante dalla diffusione del Covid-19 all’interno del carcere di Torino e, in secondo luogo, contribuire alla piena tutela della salute delle persone detenute negli istituti di pena italiani e del personale penitenziario.

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