Carcere e pandemia, pt. 2
Coronavirus: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo chiede nuovi chiarimenti sulla situazione sanitaria del carcere di Torino
Per la seconda volta nel corso della pandemia da Coronavirus, l’Associazione StraLi ha supportato l’avvocato Benedetta Perego del Foro di Torino nella presentazione di un ricorso d’urgenza alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo relativamente alle condizioni di salute di un altro detenuto del carcere di Torino.
Ammettendo il ricorso, la Corte ha risposto chiedendo nuove delucidazioni al Governo italiano. Tuttavia, questa volta l’attenzione della Corte si è estesa a tutte le persone recluse e coloro che lavorano all’interno dell’istituto di detenzione.Nell’occasione del nostro primo ricorso la Corte, dopo aver chiesto chiarimenti al governo sulla situazione del detenuto, non aveva adottato alcuna misura cautelare in virtù del miglioramento delle condizioni cliniche dello stesso ricorrente, dando un termine per presentare il ricorso completo che determina l’inizio del procedimento ordinario.
StraLi, in coerenza con la propria attività, ha nuovamente portato all’attenzione della Corte di Strasburgo la situazione del Carcere di Torino, il quale risulta primo in Italia per numero interno di contagi all’epoca del ricorso, da notizie mai ufficializzate
Il secondo caso concerne un detenuto di età avanzata e con plurime patologie considerate dall’OMS a più alto rischio di mortalità se associate a infezione da SARS-CoV-2; secondo notizie non ufficiali mai smentite dall’amministrazione penitenziaria, l’ambiente di detenzione non gli garantirebbe nessuna misura di distanziamento sociale, né gli sarebbe mai stato fornito alcun dispositivo di protezione individuale, come ad esempio una mascherina, con l’unica eccezione di un bicchierino ripieno di candeggina da dividere con un altro detenuto.
Il ricorrente, di fronte alla totale mancanza di tutela e temendo per la propria salute, aveva presentato istanza di differimento della pena (nelle forme della detenzione domiciliare) – una misura temporanea che può venir meno al cessare dell’emergenza sanitaria. Questo tipo di istanza dovrebbe essere valutata in via d’urgenza dal Magistrato di Sorveglianza territorialmente competente. In questo caso, dopo un mese e sei giorni senza risposta alcuna dalla magistratura e senza che la Direzione Sanitaria dell’istituto carcerario, sebbene richiesta dal Magistrato, abbia in alcun modo fornito rassicurazioni sulla tutela dell’individuo, StraLi unitamente al legale del soggetto detenuto ha ritenuto che il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo fosse l’unico rimedio effettivo per garantirne i diritti, la salute e potenzialmente la vita stessa del detenuto.
La Corte di Strasburgo ha dunque chiesto al Governo italiano di riferire, entro lunedì mattina alle ore 12, in merito alle condizioni attuali del ricorrente ed alle misure eventualmente adottate per proteggerlo dal contagio. Il Governo dovrà anche riferire della situazione sanitaria generale dell’istituto, e se ci siano, ed in che numero, persone affette dal virus sia tra le persone detenute, sia tra il personale della struttura.
Informazioni per ora mai comunicate dall’amministrazione penitenziaria, a dispetto dei comprensibili timori di chi è recluso, delle loro famiglie ed altresì di coloro che ogni giorno svolgono il proprio lavoro all’interno del carcere.
StraLi auspica che questo nuovo interessamento della Corte possa contribuire a far luce sull’emergenza sanitaria del carcere di Torino e soprattutto a garantire la piena tutela della salute delle persone oggi detenute e che lavorano negli istituti di pena italiani.