Crimini di guerra e contro l’umanità ai danni di persone migranti e richiedenti asilo in Libia
La Corte Penale Internazionale indaghi sui crimini di guerra contro persone migranti e richiedenti asilo detenute in Libia, commessi da gruppi armati e agenti libici con il supporto delle autorità italiane e maltesi.
Il 17 gennaio 2022, Adala for All, StraLi e UpRights hanno presentato una Comunicazione alla Corte Penale Internazionale (CPI) riguardante crimini commessi in Libia tra il 2017 e il 2021 contro persone migranti e richiedenti asilo, che potrebbero configurarsi come crimini di guerra nell’ambito della giurisdizione della Corte. La Comunicazione, prevista dall’articolo 15 dello Statuto di Roma, chiede alla CPI di indagare sui crimini internazionali commessi da gruppi armati libici contro migliaia di persone migranti, inclusi donne e bambini, detenute nei centri libici dopo essere stati intercettati in mare. Una volta riportate in Libia, nei centri di detenzione, le vittime sono state sistematicamente sottoposte a varie forme di violenza e abuso, tra cui omicidio, tortura, stupro, estorsione, e lavoro e arruolamento forzato. La Comunicazione sottolinea che il Procuratore della CPI dovrebbe esaminare, oltre agli attori libici, anche la possibile condotta criminale delle autorità e italiane e maltesi per il supporto fornito agli attori libici.
Dalla Rivoluzione del 2011, la Libia è stata soggetta a un conflitto armato continuo e a instabilità politica. Gruppi armati hanno dominato la tratta di esseri umani in tutto il Paese, sviluppando un’economia predatoria in cui le persone migranti vengono intercettate in mare durante il loro viaggio verso l’Europa, riportate in Libia e collocate in centri di detenzione dove subiscono sistematicamente gravi abusi. Gli attori coinvolti nella commissione di questi presunti crimini includono membri di gruppi armati che controllano i centri di detenzione, operanti sotto l’autorità nominale delle autorità libiche, così come la Guardia Costiera libica e il Dipartimento per la lotta all’immigrazione clandestina sotto il Ministero dell’Interno libico.
I crimini commessi contro persone migranti e richiedenti asilo devono essere indagati anche come crimini internazionali. I membri dei gruppi armati, partecipanti diretti nelle ostilità in corso in Libia, hanno sottoposto le persone migranti intercettate in mare a numerosi abusi nei centri di detenzione sotto il loro controllo, inclusi omicidio, tortura e/o trattamenti disumani e degradanti, lavoro e arruolamento forzato, estorsione e varie forme di violenza sessuale, tra cui stupro e schiavitù sessuale. Nella Comunicazione, sosteniamo che questi atti soddisfano la soglia necessaria per essere qualificati sia come crimini controlo l’umanità sia come crimini di guerra, data la loro connessione con il conflitto armato in corso in Libia (rispettivamente, articoli 7 e 8 dello Statuto della CPI).
La necessità di indagare e garantire responsabilità è rafforzata dal fatto che diverse autorità europee, e in particolare italiane e maltesi, hanno facilitato il ritorno delle persone migranti in Libia, causandone la detenzione e i successivi maltrattamenti. Come osservato da Ramadan Amani di Adala for All, “I crimini commessi contro le persone migranti in Libia rappresentano una ‘zona di impunità’ emergente ai confini dell’Europa, che è sempre più accettata apertamente dalla comunità internazionale nonostante le prove evidenti di crimini internazionali su larga scala alle porte dell’Europa. Le prove disponibili indicano chiaramente responsabilità anche in Europa.”
Tra il 2017 e il 2021, le autorità italiane hanno fornito supporto cruciale alla Guardia Costiera libica per intercettare le persone migranti in mare e riportarle nei centri di detenzione, attraverso la fornitura di beni, attrezzature, manutenzione e formazione. Il personale italiano e maltese ha coordinato le operazioni di “soccorso” della Guardia Costiera libica per garantire che i migranti in mare fossero intercettati e riportati in Libia, e non sbarcassero pertanto sul suolo europeo. La Comunicazione sostiene che il supporto fornito dalle autorità italiane e maltesi alla Guardia Costiera libica costituisce una forma di concorso nei crimini commessi contro le persone migranti nei centri di detenzione e basi pertanto la responsabilità penale internazionale delle persone coinvolte ai sensi dello Statuto della CPI.
Alessandro Pizzuti, co-fondatore di UpRights, sottolinea che “i crimini commessi contro le persone migranti in Libia differiscono dalle atrocità generalmente trattate dai tribunali penali internazionali. In Libia, le parti in conflitto prendono di mira le persone perché li considerano una risorsa cruciale per i loro obiettivi politici e militari. Per affrontare le nuove sfide che il mondo deve fronteggiare, è indispensabile che la Corte Penale Internazionale dia risposte adeguate a questi nuovi scenari e dinamiche.”
Le organizzazioni proponenti ribadiscono la necessità di un’indagine e di un eventuale perseguimento di tutti gli attori coinvolti, come delineato nella Comunicazione. Come osservato da Nicolò Bussolati, vicepresidente di StraLi, “la Comunicazione chiede alla CPI di avviare un’indagine e fare un primo passo importante per garantire che i crimini legati alla migrazione, tradizionalmente letti attraverso le lenti del diritto delle persone rifugiate e dei diritti umani, siano esaminati con gli strumenti che offre il diritto penale internazionale.”
Adala For All è un’organizzazione senza scopo di lucro con sede in Francia, composta da una rete di decine di avvocatɜ e giuristɜ per i diritti umani libici con esperienza nella regione MENA. Attraverso i suoi componenti, basati in Libia, AFA lavora con vittime e membri di ONG locali che necessitano di supporto legale per difendere i loro casi davanti ai tribunali nazionali e accedere a meccanismi di responsabilità internazionale.
UpRights è un’organizzazione senza scopo di lucro con sede a L’Aia, nei Paesi Bassi. UpRights si impegna a garantire un accesso efficace alla giustizia per le vittime di gravi violazioni dei diritti umani e crimini internazionali. UpRights collabora con la società civile e le organizzazioni internazionali per promuovere i diritti delle vittime, fornendo assistenza professionale in materia di diritto penale internazionale e diritti umani. Il team di UprRghts include professionistɜ provenienti da tribunali penali internazionali e Commissioni di inchiesta delle Nazioni Unite con una vasta esperienza in diritti umani e diritto penale internazionale.
Qui di seguito trovate l’executive summary, il testo completo della comunicazione alla CPI e il comunicato stampa in italiano.