Giurisdizione universale per crimini contro l’umanità

Il caso del popolo Uiguro nelle corti federali argentine

StraLi ha collaborato con il ricorso presentato da Omer Kanat (Direttore e Rappresentante dell'”Uyghur Human Rights Project”), Dolkun Isa (Presidente e Rappresentante del “World Uyghur Congress” nonché vittima diretta della diaspora e del genocidio uiguro) e Michael Polak (Presidente e Rappresentante di “Lawyers for Uyghur Rights”) contro il governo cinese per crimini contro l’umanità commessi ai danni della comunità uigura. Il ricorso è stato depositato in Argentina, invocando l’applicazione della giurisdizione universale per indagare su tali crimini.

I fatti denunciati e i crimini commessi comprendono:

  • Implementazione, a partire dal 1990, di politiche pubbliche volte a “colonizzare” il territorio storicamente occupato dal popolo uiguro, attraverso – tra gli altri meccanismi – la migrazione di membri della comunità Han nella provincia dello Xinjiang.
  • Attuazione, nel 2014, del programma “Strike Hard Campaign Against Violent Terrorism”, che avrebbe incluso diverse forme di sorveglianza, restrizioni alla libertà di movimento (detenzioni di massa, preventive, arbitrarie, extragiudiziali e giudiziarie), nonché impedimenti al commercio e al lavoro per gli uiguri.
  • Sparizione forzata di persone precedentemente detenute in centri detentivi denominati “centri di educazione”.
  • Attuazione di politiche attive per ridurre il tasso di natalità della comunità uigura.
  • Separazione delle famiglie.
  • Cancellazione della cultura uigura attraverso varie azioni volte a reprimere ed eliminare le loro tradizioni culturali (distruzione di luoghi di culto, divieto di utilizzo della lingua madre, tra gli altri).
  • I casi di vittime e le prove fornite
  • Il ricorso ha dettagliato i casi di tre vittime che hanno subito le condotte denunciate: Quelbinur Sidik, Gulzire Awulqanqizi e Gulbahar Jelilova, includendo prove esperte del professor Adrián Zenz.

Le condotte denunciate rientrerebbero nei crimini internazionali di genocidio e crimini contro l’umanità (art. 2, paragrafi “b”, “c”, “d” ed “e” della Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Genocidio; art. 7, paragrafo “1” lettere a], c], d], e], f], g] e h] dello Statuto di Roma, approvato dalla Legge del Congresso Nazionale N° 25.390 e ratificato il 16 gennaio 2001).

Il rappresentante del Pubblico Ministero ha richiesto l’archiviazione del procedimento sostenendo l’impossibilità di procedere, in quanto non erano soddisfatti i prerequisiti per abilitare la giurisdizione universale dei tribunali argentini. Ha argomentato, in particolare, che era già in corso un processo penale riguardante gli stessi fatti avviato in Turchia. Ha inoltre segnalato l’esistenza di un caso giudiziario in Francia, dove alcune organizzazioni della società civile hanno presentato un’istanza relativa a crimini contro l’umanità e genocidio, coinvolgendo alcune aziende multinazionali accusate di aver beneficiato del lavoro forzato degli uiguri.

Il giudice, basandosi sulle argomentazioni del Pubblico Ministero e sulla mancanza di iniziativa da parte dello stesso PM, come previsto dall’art. 120 della Costituzione Nazionale argentina e dalla normativa procedurale, ha deciso di chiudere l’indagine.

Nel dicembre 2023, StraLi ha presentato un Amicus Curiae, sostenendo che l’argomentazione del Pubblico Ministero era arbitraria e, di conseguenza, lo era anche la risoluzione del giudice, il quale si era limitato a verificare la legalità del parere del PM senza rilevare la sua arbitrarietà.

Il 26 dicembre 2023, la Corte Federale d’Appello di Buenos Aires (Camera N°1) ha confermato la decisione di chiudere l’indagine. Successivamente, è stato presentato un ricorso per cassazione per portare il caso davanti alla Corte Federale di Cassazione, che ha annullato la chiusura e rinviato il caso al giudice di primo grado per avviare un’indagine sui presunti crimini contro l’umanità denunciati dai rappresentanti della comunità uigura.

Tuttavia, l’8 agosto 2024, la Corte Federale d’Appello di Buenos Aires ha nuovamente deciso di chiudere il caso, nonostante la precedente decisione della Corte di Cassazione.

A seguito di questa decisione, StraLi ha presentato un nuovo Amicus Curiae a sostegno dei ricorsi per cassazione presentati dalle vittime, chiedendo la riapertura dell’indagine. Nel nostro intervento, abbiamo argomentato che:

  1. Non esiste evidenza di un processo penale in corso né in Turchia né in Francia che giustifichi l’archiviazione dell’indagine nei tribunali argentini. La chiusura è stata basata su un’affermazione secondo cui i fatti denunciati in Argentina sarebbero “analoghi” a quelli denunciati all’estero, ma non vi è alcuna prova di identità in termini di vittime, autori o condotte.

    La Corte d’Appello, nella sua decisione, ha impedito al giudice di primo grado di ordinare le misure suggerite dalla Corte di Cassazione per ottenere informazioni affidabili su eventuali denunce presentate in altri Paesi.
  1. L’Argentina applica il principio di giurisdizione universale in forma pura o assoluta, il che significa che la sua applicazione non richiede alcun collegamento con l’Argentina per i reati oggetto di indagine. Una tale richiesta contrasterebbe con le norme costituzionali e la giurisprudenza storicamente sostenuta dai tribunali argentini.
  2. Infine, decisioni come questa mettono l’Argentina in una posizione difficile nella comunità internazionale, dato che la Corte Suprema, nella storica sentenza “Simón”, ha affermato che uno Stato che non esercita giurisdizione su tali crimini manca ai suoi obblighi verso l’intera comunità internazionale.

Abbiamo richiesto alla Corte Federale di Cassazione di annullare l’archiviazione e di ordinare direttamente la prosecuzione dell’indagine, riconoscendo inoltre le vittime come parti nel caso relativo ai crimini contro l’umanità.

StraLi resta fermamente impegnata per la giustizia internazionale e per garantire il diritto delle vittime di ottenere giustizia, contribuendo in questo e in altri casi di rilevanza globale.

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