Lo Strale

23.11.2020

IL VERO COSTO DEL BLACK FRIDAY: IMPATTO SOCIALE E IMPATTO AMBIENTALE

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Anche quest’anno, come ormai da diversi anni, il Natale sembra arrivare in anticipo grazie all’avvento del Black Friday, che si svolgerà il 27 novembre. Come molte altre tradizioni che si sono radicate nella cultura occidentale, il Black Friday trova le sue origini negli Stati Uniti d’America: nacque infatti nella città di Philadelphia, negli anni ’50, dove durante il weekend della festa del Ringraziamento visitatori e acquirenti affollavano le vie del centro, creando problemi di ordine pubblico per le forze di polizia. In seguito, negli anni ’80, si diffuse la tradizione di identificare il venerdì successivo alla festa del Ringraziamento come il giorno ufficiale di apertura delle spese natalizie, con sconti e promozioni in tutto il Paese.

Al giorno d’oggi, il Black Friday segna l’inizio della stagione dello shopping natalizio in tutto il mondo. Per l’intera giornata è possibile acquistare una grande varietà di prodotti, dai capi di abbigliamento agli utensili per la casa, a prezzi stracciati; il venerdì nero è solitamente seguito dal Cyber Monday, un lunedì di sconti imperdibili per tutto ciò che concerne la tecnologia e l’elettronica. Tuttavia, oramai le promozioni non si limitano più a queste date prefissate: negozi e catene incominciano a scontare i propri prodotti già da giorni, se non da settimane prima del venerdì successivo al giorno del Ringraziamento. E se negozi e grandi magazzini sono ancora presi d’assalto da folle e code chilometriche di potenziali consumatori, il grande protagonista del Black Friday è senza dubbio l’e-commerce. La vendita e l’acquisto online del tipo Business to Consumer (B2C) sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni: con pochi click, l’acquirente può farsi spedire diverse tipologie di prodotti insieme, spesso utilizzando un’unica piattaforma, a prezzi estremamente convenienti. Secondo i dati dell’Osservatorio sull’eCommerce B2C del Politecnico di Milano, nel 2019 in Italia gli acquisti online hanno subito un’impennata del +15% rispetto all’anno precedente, per un valore totale di 31,6 miliardi di euro. Col perdurare della pandemia di Covid-19, queste cifre sembrano essere già aumentate esponenzialmente e destinate a farlo ancora in questi ultimi mesi del 2020.

In questo panorama, a spiccare è la piattaforma Amazon, che si è imposta come l’azienda leader nel settore in tutto il mondo. Il gigante dell’e-commerce e le sue offerte hanno attecchito anche in Italia, che negli ultimi anni ha visto un aumento di web shopper fra una popolazione storicamente restia all’acquisto online e l’apertura di un numero sempre maggiore di stabilimenti Amazon. Se in tempi di incertezze e restrizioni sempre più stringenti alla libertà di circolazione lo shopping conveniente rappresenta certamente un’occasione di svago e relax, c’è un costo dietro il fenomeno Black Friday e Cyber Monday. Un costo che è emerso sempre più chiaramente di anno in anno, con l’aumento delle vendite online. L’impatto di questo fenomeno si produce sia sul piano sociale e dei diritti dei lavoratori, sia sul piano ambientale. Con l’aumento delle vendite e degli acquisti online e con l’espansione di Amazon, si è anche registrata una costante crescita, ogni anno, degli scioperi e delle proteste legate alle condizioni dei lavoratori del settore. Le denunce dei magazzinieri hanno portato alla luce una giornata lavorativa e dei turni estenuanti per poter soddisfare la montagna di ordini quotidiani e attenersi ai rigidi standard di velocità che Amazon promette ai propri acquirenti. Ciò comporta uno sforzo fisico e la ripetizione costante di determinati movimenti che, alla lunga, hanno provocato problemi di salute a moltissimi lavoratori. Tutto questo in un regime di stretto controllo sulla produttività del singolo: sono numerose le testimonianze secondo le quali le pause, persino per un pranzo tranquillo o per una sosta in bagno, non sono benviste all’interno dell’ambiente di lavoro e inficiano sulle possibilità per il dipendente di avere un avanzamento di carriera o persino mantenere il posto. Già nel 2019 si sono diffuse in tutta Europa le proteste dei lavoratori negli stabilimenti Amazon. L’Italia non è stata da meno, a partire dagli scioperi e dalle dichiarazioni dei dipendenti dell’hub di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. I sindacati hanno fatto sentire la loro voce non solo per esporre le rigide condizioni lavorative a cui i dipendenti sono normalmente sottoposti; nel corso del 2020 e della prima ondata di Covid-19, hanno anche denunciate le carenze dei magazzini per ciò che concerne la sicurezza sanitaria, il mantenimento delle distanze e la dotazione di dispositivi di sicure. Ora che siamo nel pieno della seconda ondata della pandemia, gli occhi restano puntati su come Amazon e gli altri attori dell’e-commerce bilanceranno la necessità di gestire la mole di ordini e scadenze – cosa che provoca anche un raddoppio dei lavoratori, spesso attraverso agenzie di somministrazione di lavoro – e l’obbligo di garantire la dignità e la salute dei dipendenti. Ma il Black Friday non ha solo un impatto sulle migliaia di persone che, col loro lavoro, ne sostengono i ritmi e i costi forsennati. L’aumento esponenziale dei consumi ha delle pesanti conseguenze anche in tema d’impatto ambientale, a 360°, a partire dai prodotti che vengono in effetti acquistati. I campioni delle vendite durante il Black Friday e il Cyber Monday sono prevalentemente due: prodotti di fast fashion e prodotti di elettronica e tecnologia. Nel primo caso, col termine identifichiamo quel settore dell’abbigliamento le cui imprese realizzano un grande numero di collezioni ogni anno, realizzando abiti a costi assai ridotti, accessibili in quantità molto grande e a prezzi vantaggiosi. I costi ambientali della lavorazione della materia prima e del confezionamento del prodotto si riflettono in particolare sulla gestione delle risorse idriche, eccessivamente sfruttate per il mantenimento di livelli di produzione elevate, e sulla diffusione nell’ambiente di sostanze nocive necessarie per la lavorazione dei prodotti. Lo stesso discorso vale per tecnologia ed elettronica, protagoniste degli sconti del Cyber Monday: smartphones, auricolari e altri dispositivi richiedono lo sfruttamento di materie prime e minerali che hanno costi ambientali elevati sia per la loro estrazione e lavorazione, che successivamente quando è necessario smaltirli. In entrambi i casi, infatti, i beni acquistati sono a rapida obsolescenza: gli acquisti massicci del Black Friday producono un’ingente quantità di scarti; i prodotti hanno una vita sempre più breve, per poi essere trasformarti nel giro di poco tempo in rifiuti. L’impatto del Black Friday sull’ambiente non si limita però a questo. Le dinamiche consolidate dalla diffusione dell’e-commerce hanno aumentato anche i costi ambientali collaterali. Il packaging dei prodotti spediti e consegnati agli acquirenti ha effetti deleteri sull’ambiente: sono tonnellate di plastica e di carta che vengono impiegate esclusivamente per l’imballaggio. Il riciclaggio in questi casi fornisce una risposta solo parziale per evitare lo spreco. Inoltre, l’impiego di mezzi di trasporto per la consegna effettiva del pacco comporta un aumento massiccio anche delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Tutti questi fattori hanno portato i più grandi gruppi e movimenti a difesa dell’ambiente a condannare il Black Friday come fenomeno: nel 2019, le proteste autunnali del movimento Fridays for Future hanno lanciato lo slogan “Block Friday” proprio per denunciarne gli alti costi. StraLi, così come le altre realtà impegnate nella difesa dei diritti dei lavoratori e nella tutela dell’ambiente, rivolge un duplice invito: alle istituzioni, affinché si facciano carico di controllare che sia garantita la dignità dei lavoratori e siano rispettati gli impegni nella lotta contro la crisi climatica anche nella gestione del Black Friday e del Cyber Monday; e ai consumatori, affinché l’acquisto sia sempre più consapevole dei costi che comporta per persone e ambiente.

A cura di Greta Temporin

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