È delle ultime ore la notizia che il giudice distrettuale di Austin, Robert L. Pittman, si è schierato col Dipartimento di Giustizia dell'amministrazione federale americana che ha infiammato gli Stati Uniti nelle ultime settimane. Con un provvedimento, infatti, è stata momentaneamente bloccata la controversa legge, di recente approvata in Texas, che ha vietato l'interruzione volontaria di gravidanza nella quasi totalità dei casi, all'interno dello Stato del Sud degli Stati Uniti.
La legge, il Senate Bill 8, si presenta come un modello di “legge del battito cardiaco” (“heartbeat bill”), perché vieta l'interruzione di gravidanza qualora il personale medico riscontri “attività cardiaca” nell’embrione intesa come pulsazione, anche nel caso in cui l'organo cardiaco non sia ancora del tutto formato: un fenomeno che si riscontra, solitamente, attorno alla sesta settimana di gravidanza.
A questa regola non fanno eccezioni i casi di incesto e stupro solitamente previsti anche dalle più restrittive leggi sull'aborto nel mondo: l'interruzione può essere praticata nonostante il battito solo per gravi casi di complicazioni e minacce per la salute. Viene punito severamente non solo il personale medico che pratichi un'interruzione oltre questi (pochissimi) casi, ma anche chiunque, con la propria attività, incentivi o agevoli l'interruzione: uno spettro di soggetti che vanno da personale di cliniche e consultori a coloro che aiutino un soggetto a pagare le spese per l'intervento, o forniscano assistenza personale.
Si tratta della più restrittiva regolazione sull'aborto negli Stati Uniti, che di fatto rende inaccessibili molti diritti riproduttivi.La domanda che sorge spontanea è: il Texas, Stato parte della Repubblica Federale degli Stati Uniti, può farlo?
L'interruzione volontaria di gravidanza è legalmente garantita a livello federale. In un sistema fondato sul precedente come quello americano, ciò è sancito da una storica sentenza della Corte Suprema del 1973, la sentenza “Roe v. Wade”. Tuttavia, non c'è una legge federale che sancisca modalità uniche per tutti gli Stati: ogni Stato ha la propria normativa di riferimento. E il Senate Bill 8 texano non è la prima legge attraverso cui gli Stati, perlopiù quelli governati dal Partito Repubblicano, hanno cercato di limitare molto o quasi del tutto la possibilità d'interrompere una gravidanza.
Dal 2019, si è assistito a un'ondata di provvedimenti in questo senso, denunciati da molti istituti e piattaforme che si occupano di diritti. Il fatto che l'aborto sia garantito non da una legge federale, ma da un precedente giudiziale, rende la questione un dibattito costantemente acceso. Ormai è chiaro che le organizzazione anti-abortiste, supportate dalle forze politiche a loro più vicine, hanno intrapreso una battaglia precisa e sistemica per capovolgere “Roe v. Wade” e arrivare un divieto totale d'interrompere la gravidanza.
Allo stesso modo, il Senate Bill 8 ha acceso la fiamma della contestazione di chi questo diritto lo vuole tutelare. Migliaia di manifestanti hanno marciato per tutte le città degli Stati Uniti, per un totale di 660 manifestazioni in tutto il Paese. In seguito a ciò, anche l'amministrazione federale e il Presidente Joe Biden si sono schierati in difesa dell'autodeterminazione e dei diritti riproduttivi: è stato grazie a un ricorso dell'amministrazione federale che si è arrivati al blocco temporaneo della legge.
Questo crea anche una spaccatura col più alto organo giudiziario degli Stati Uniti: la Corte Suprema –ad oggi, a maggioranza conservatrice - aveva infatti respinto la medesima richiesta, formulata sulla base di dubbi d'incostituzionalità del Senate Bill 8, a settembre. È una piccola vittoria, ma la battaglia è ancora lunga. Infatti, è già annunciata l'intenzione del governo del Texas di appellare la decisione del giudice Pittman. La Corte d'Appello federale che si occuperà di esaminare il caso ha già respinto una volta una richiesta di bloccare l'entrata in vigore della legge.
Noi non possiamo che osservare col fiato sospeso e questo iter politico e giudiziario che mette a repentaglio i diritti riproduttivi e la salute di milioni di persone, esprimendo piena solidarietà a chi protesta e lotta per l'autodeterminazione.
A cura di Greta Temporin
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