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Dal diritto ambientale ai diritti dell'ambiente

Aggiornamento: 29 apr

L’attenzione verso la necessità di condurre uno stile di vita maggiormente ecosostenibile tramite l’adozione di abitudini maggiormente orientate verso il rispetto dell’ecosistema si sta trasformando, negli ultimi anni, nella promozione e nell’adozione non solo di abitudini personali di vita green ma, anche e soprattutto, in una maggiore consapevolezza civica in merito alla necessità di tutelare l’ambiente per garantire (anche) la salute umana.


In questo senso, da tempo si discute della possibilità (necessità) di riformare il diritto ambientale a favore di una visione più ecocentrica di questo, sottolineando l’importanza di iniziare a valutare la salute ambientale come un bene indipendente dalla vita umana. In questo senso si è quindi sottolineata la necessità di responsabilizzare individui, enti e Stati in merito alle condotte eco-insostenibili o, addirittura, eco-distruttive. Le battaglie promosse da ong, associazioni, enti o, talvolta, anche cittadini privati, sono molte ma, purtroppo, si contano, invece, abbastanza velocemente gli interventi legislativi volti a tutelare l’ambiente. Si discute, addirittura, d’introdurre un nuovo, specifico, crimine (il c.d. reato di ecocidio) per chiunque attenti alla salute dell’ecosistema al punto da danneggiarlo in maniera irreparabile, crimine che, al pari del genocidio, sottintende condotte così gravi da risultare in contrasto con la stessa natura umana che dovrebbe, tendenzialmente, rivolgersi alla tutela e protezione (anche) dell’ecosistema.


Innumerevoli sono state, negli ultimi anni, le iniziative eco-friendly da parte di singoli, associazioni e ONG, tra queste una ha avuto un esito particolarmente felice, ci si riferisce all’iniziativa di quattro ong francesi (Greenpeace, Oxfam, Fondazione Nicolas Hulot e Notre Affaire à tous) per far accertare l’inadempimento dello stato francese nei confronti delle obbligazioni assunte con gli accordi di Parigi del 2015, nonché con la Strategia Nazionale Low Carbon per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica.


Il 03 febbraio 2021, il Tribunale Amministrativo di Parigi ha infatti condannato la Francia a una multa (evidentemente simbolica) di 1 euro per non aver rispettato gli impegni presi nel controllo del cambiamento climatico a seguito di una causa intentata dalle ong sopra menzionate.


La condanna è simbolica ma, comunque, storica. Si pone, infatti, come la prima condanna pronunciata nei confronti di uno Stato per non aver adempiuto agli obblighi assunti nella prevenzione, controllo e repressione del cambiamento climatico, da tempo al centro di dibattiti politici, giuridici e sociali.


Il Tribunale francese ha dato ascolto alle innumerevoli voci che, da tempo, sollecitano gli Stati a prestare maggiore attenzione alla salute dell’ecosistema (basti dire che le quattro ONG promotrici della causa avevano raccolto 2,3 milioni di firme per una petizione in cui chiedevano al governo di rispettare gli accordi sul clima prima di intraprendere la causa giudiziaria per far vedere riconoscere la violazione francese degli accordi di Parigi).


La pronuncia in oggetto è, quindi, un primo (importante) passo per il riconoscimento (anche giudiziale) del diritto individuale a vivere in un ambiente che sia sano. La pronuncia francese potrebbe aprire (finalmente) la porta ad un diritto ambientale dall’approccio ecocentrico e non, meramente, antropocentrico, riconoscendo il diritto dello stesso ambiente ad essere rispettato (e, verrebbe da dire, tutelato), indipendentemente dai danni che un ambiente insalubre potrebbe provocare all’uomo.


Ancora non è dato sapere se lo Stato verrà obbligato ad agire sia per risarcire i danni provocati con la propria inadempienza che per modificare le proprie condotte per renderle ossequiose degli accordi di Parigi, ma rimane il fatto che la responsabilità statale è stata accertata.


È ancora presto per fare previsioni sulle conseguenze che una sentenza simile potrebbe avere sulla giurisprudenza futura, tuttavia non si può che apprezzare l’innovatività della pronuncia francese che si pone come precedente importante a livello nazionale ma, dato il tema, anche internazionale.

A cura di Carlotta Capizzi

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