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LE PROTESTE DI HONG KONG E LA LEGGE SULL’ESTRADIZIONE


Per poter comprendere le tensioni sociali in corso ad Hong Kong è necessario fare un inquadramento generale sulla situazione del paese.


1. Hong Kong dal punto di vista geo-politico

Hong Kong è una regione amministrativa speciale della Cina composta dall’isola principale (chiamata Hong Kong), dalla penisola di Kowloon, dai cd. Nuovi territori e da circa altre 200 isole.

Hong Kong è una delle aree più densamente popolate del mondo (pensate, addirittura 7 milioni di persone in poco più di 1000 Km quadrati, per intenderci, Cuneo sono circa 7000 km quadrati).

Il 95% della popolazione di Hong Kong è di etnia cinese, mentre il restante 5% appartiene ad altri gruppi.


Cosa vuol dire che è una regione amministrativa speciale? Che fa parte della Cina ma ha una forma autonoma, sin dal 1997.

Prima di tale data era stata una colonia britannica e durante il controllo del Regno Unito aveva un’economia aperta al capitalismo, con un sistema scolastico, legislativo e giuridico modellato su quello inglese.

Nel 1984 il primo ministro cinese e quello britannico firmarono a Pechino la Dichiarazione congiunta sino-britannica, con la quale veniva stabilito che dal primo luglio del 1997 tutti i territori di Hong Kong sarebbero tornati alla Cina, ma quest’ultima si impegnava a non modificare il sistema economico e politico in allora vigente per 50 anni (fino al 2047, quindi).

Nel 2047 pertanto Hong Kong cesserà di avere standard politici, economici e istituzionali diversi e più autonomi rispetto al resto della Cina. E Pechino ha già dimostrato l’intenzione di erodere, anche se in modo quasi impercettibile, il grado di autonomia di Hong Kong.


2. I rapporti tra Cina e Hong Kong e il sistema giudiziario

In base al principio "una Cina due sistemi", Hong Kong possiede un sistema politico diverso dalla Cina continentale: da un lato viene ribadita l’unità nazionale della Cina, dall’altro Honk Kong conserva un proprio ordinamento giuridico, politico, legislativo e un differente sistema economico.


Per quanto più ci interessa, il sistema giudiziario di Honk Kong è indipendente da quello cinese ed è un sistema di commow law, ovvero basato sul principio del diritto consuetudinario, tipico dei paesi anglosassoni.

Honk Kong gode, in generale, di un alto livello di libertà civili in quanto la Legge fondamentale (quella che stabilisce anche che è una regione amministrativa speciale) si basa sui principi e sulla legge inglese.


3. La cd. rivoluzione degli ombrelli

Ma allora perché i cittadini di Hong Kong protestano?


Perché nel 2014, in vista delle successive elezioni politiche, il governo cinese  aveva proposto una riforma della legge elettorale fortemente antidemocratica. La società civile, capeggiata da due professori universitari, organizzò una manifestazione pacifica che tuttavia sfociò in violenti scontri con la polizia, nel corso dei quali vennero alzati dai manifestanti degli ombrelli gialli per difendersi dai lacrimogeni utilizzati dalla polizia. Per questo da allora si parla di "rivoluzione degli ombrelli", diventati ormai un simbolo della protesta degli abitanti dell’isola contro il governo di Pechino.

Dopo 79 giorni di occupazione ebbero fine le proteste con “prigionieri” da ambo le parti: 955 manifestanti furono arrestati, mentre 1900 partecipanti denunciarono l’operato della polizia.

Nel giugno 2015 il Parlamento di Honk Kong respinse la legge elettorale proposta dalla Cina ma quest’ultima, con il suo pugno di ferro, nel 2016 annullò l’elezione di due parlamentari filo-indipendentisti.

Nel 2016 le proteste si riaccesero e vi furono gravi scontri tra polizia e manifestanti, mentre nel 2017 venne eletto il nuovo governatore, Carrie Lam, la prima donna a ricoprire questo ruolo.


4. L’emendamento alla legge sull’estradizione

Le tensioni tra Honk Kong e la Cina continentale sono scoppiate nuovamente nel febbraio del 2018, quando un giovane di Honk Kong venne accusato di aver ucciso la propria fidanzata durante una vacanza a Taiwan e i giudici taiwanesi cercarono di ottenere l’estradizione del ragazzo per processarlo nel luogo dove era avvenuto il fatto.

Ma poiché Honk Kong non aveva un accordo di estradizione con Taiwan e il Tribunale di Honk Kong non aveva giurisdizione sui crimini commessi a Taiwan, il ragazzo non poteva essere processato da nessuna parte.


Venne allora invocato l’accordo sull’estradizione in vigore tra Taiwan e la Repubblica Popolare Cinese, la cui applicazione era però esplicitamente esclusa dalla normativa in materia nella regione di Hong Kong, risalente al periodo coloniale.

Allora la Cina propose un emendamento, per consentire l’estradizione caso per caso con paesi non coperti da accordi reciproci. La modifica avrebbe così permesso l’estradizione verso Stati come Taiwan e, soprattutto, verso la Cina continentale.


Nell’emendamento proposto vengono inserite 37 categorie di reati per cui è concedibile l’estradizione, tra cui l’omicidio, l’aiuto al suicidio, la violenza sessuale, il riciclaggio, l’interruzione di gravidanza e molti altri, mentre i reati di tipo commerciale-societario (ad esempio quelli relativi al fallimento) sono stati rimossi dall’elenco dopo le forti pressioni esercitate dal settore imprenditoriale.

Il reato commesso deve inoltre essere punito con almeno 7 anni di reclusione, non deve avere carattere politico e non deve essere punito con la pena di morte.


5. La procedura.

Se il dipartimento di giustizia determina che tali condizioni sono soddisfatte, il caso passa al direttore generale di Hong Kong, che può decidere se porre il veto o procedere con la richiesta di estradizione. A questo punto, l'indagato può richiedere un controllo giurisdizionale, con il diritto di presentare ricorso presso il Tribunale supremo della città.


I critici della legge sull'estradizione affermano che tale modifica di tale legge avrebbe concesso alla Cina continentale di processare gli accusati in un paese in cui non è garantito il giusto processo, e non solo.

Secondo i movimenti e i gruppi a difesa dei diritti umani, l’emendamento sarebbe infatti il primo passo per un’entrata a gamba tesa della Cina nel sistema giuridico di Honk Kong.

Il sistema giuridico cinese infatti viene definito “opaco”, senza garanzia di un processo equo, con detenzioni arbitrarie, confessioni forzate, procedimenti politici e l’uso della tortura e altri trattamenti crudeli.


Gli avvocati di Hong Kong hanno sottolineato che la proposta di legge non dispone di sufficienti garanzie per consentire processi equi e la protezione dei diritti fondamentali. Ad esempio, mentre l'emendamento afferma che gli indagati non dovrebbero essere estradati per reati di natura politica, l'onere della prova è posto sull'indagato che deve dimostrare se la richiesta di estradizione è politicamente motivata.

Inoltre, secondo l’Ordine degli avvocati di Honk Kong, i Tribunali non hanno il potere di esaminare se l'indagato riceva una protezione di base dei diritti umani e dispongono di poteri di revisione ristretti, potendo solo verificare se vi siano prove prima facie sufficienti per condannare l'indagato.


"La corte non può proteggere l'imputato e l'imputato non può proteggersi", dice un avvocato di Honk Kong. "Quindi chi può proteggere l'imputato?"


E ciò anche in quanto il soggetto che prende la decisione finale su qualsiasi richiesta di estradizione sarà influenzato dalle decisioni cinesi, dato che è stato nominato proprio dal governo di Pechino.


5. Oggi


Il 23 ottobre 2019, a seguito delle ripetute e violente proteste degli ultimi mesi, il governo Cinese ha ritirato la proposta di riforma della legge sull’estradizione. Un primo grande risultato per i manifestanti, ma sembra che la fine dei contrasti politici con il governo di Pechino sia ancora molto lontana.

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