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Presidenziali USA: come funziona il sistema elettorale e perché è ancora tutto in bilico

Mentre in alcuni Stati ancora si contano le schede e in altri già si parla di riconteggio e di brogli elettorali, il mondo è in attesa di conoscere con definitiva certezza chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti d'America. In attesa di un risultato che, chiunque sarà il vincitore, sarà probabilmente uno dei più controversi della storia americana, ripercorriamo insieme un sistema elettorale da molti punti di vista unico nel suo genere, per meglio comprendere queste elezioni e il loro risultato.


Gli aventi diritto di voto sono tutti i cittadini statunitensi che abbiano raggiunto la maggiore età, cioè 18 anni. Costoro sono normalmente chiamati a scegliere il Presidente e il Vicepresidente della Repubblica Federale ogni quattro anni, in un election day che si svolge il martedì successivo al primo lunedì di novembre.


Tuttavia, in molti Stati le votazioni a volte si aprono con settimane di anticipo: questa apertura consente agli aventi diritto di votare dall'estero e, soprattutto, consente anche ai cittadini che si trovano in patria di votare per posta. Il meccanismo del voto per posta – o absentee ballot o mail-in ballot - non costituisce una novità introdotta di recente, ma uno strumento già ampiamente utilizzato nelle elezioni statunitensi. Ogni Stato della Repubblica Federale ha proprie specifiche regole per tale meccanismo, ma in generale le schede elettorali vengono spedite direttamente ai cittadini americani, che possono poi decidere se riconsegnarle in anticipo per posta oppure di persona durante l'election day. L'equo svolgimento di tutti i meccanismi di voto è affidato ai consigli elettorali di ogni distretto cittadino. Il sistema di voto attualmente utilizzato trova la sua fonte principale direttamente nella Costituzione degli Stati Uniti d'America, precisamente nell'art. 2 sez. I come modificato dagli Emendamenti XII, XXII e XXIII. Esso può essere definito come indiretto: la popolazione è innanzitutto chiamata a dare la propria preferenza alla lista dei candidati Presidente e Vicepresidente che preferisce – scegliendo fra tutte le liste disponibili, anche quelle indipendenti, per quanto nella storia degli Stati Uniti la partita si sia sempre giocata fra i candidati dei due partiti più grandi del Paese, quello Democratico e quello Repubblicano. Tuttavia, il giorno delle elezioni ad essere eletti dal voto popolare non sono i candidati alla presidenza e vicepresidenza, bensì i cosiddetti “grandi elettori” delle loro liste, che compongono il Collegio elettorale degli Stati Uniti d'America. Si tratta di elettori delegati, le cui liste sono presentate da ciascun candidato alla presidenza: il numero totale di elettori delegati che ciascuno Stato e il Distretto di Columbia può esprimere è correlato al numero di rappresentanti al Congresso statunitense che quel territorio può esprimere – per un totale di 538 grandi elettori.


Concluso l'election day, in base ai risultati del voto popolare, vengono individuati i grandi elettori per ciascuno Stato. Anche in questo caso, ogni Stato è libero di determinare i parametri per questa assegnazione: alcuni individuano i grandi elettori secondo un sistema proporzionale alle risultanze del voto popolare, ma la maggior parte adotta un sistema che viene definito come winner-takes-all; si elegge in blocco la lista, associata al relativo candidato Presidente, che ottiene la maggioranza dei voti popolari. Per ottenere la vittoria alle elezioni, i candidati alla presidenza e vicepresidenza devono superare la soglia di 270 voti da parte dei grandi elettori così selezionati. Questi ultimi votano a scrutinio segreto e, tecnicamente, senza vincolo di mandato elettorale, ma è accaduto raramente che si registrassero variazioni nella preferenza espressa dai grandi elettori. Il sistema elettorale americano appare quindi come uno dei complessi al mondo: il sistema dei grandi elettori apre alla possibilità che un candidato non riesca ad essere eletto, anche con la maggioranza assoluta del voto popolare ma senza il numero necessario di voti da parte dei grandi elettori. Si tratta dello scenario verificatosi nelle elezioni del 2016, dove Donald Trump venne eletto Presidente nonostante la sfidante Hillary Clinton avesse ottenuto oltre 3 milioni di voti in più. Inoltre, le elezioni presidenziali di quest'anno sono senza dubbio fra le più turbolente e problematiche nella storia del Paese. La presidenza Trump è stata attraversata da controversie: solo nel 2020, la pandemia di Covid-19 e l'inasprirsi delle questioni sociali relative soprattutto agli abusi della polizia contro gli afroamericani e il razzismo sistemico della società americana hanno polarizzato il dibattito pubblico e spaccato in due la società americana. A livello tecnico, la situazione sanitaria nel Paese ha portato a un boom del voto per posta: quasi 100 milioni di statunitensi hanno infatti usufruito dei meccanismi di voto anticipato, una cifra senza precedenti. A conteggi non ancora ultimati, questo ha già generato polemiche e accuse di ritardi inaccettabili e di brogli elettorali in molti Stati. Al momento, i conteggi già eseguiti e le previsioni negli Stati in cui c'è ancora attesa danno come vincitore Joe Biden, candidato alla Presidenza del Partito Democratico. La maggioranza di grandi elettori sarà però risicata e il Partito Repubblicano ha presentato già ricorsi alle Corti di diversi distretti e Stati per denunciare ritardi e brogli soprattutto nello spoglio dei voti effettuati per posta – che sembrano aver favorito i democratici e aver ribaltato i risultati in numerosi distretti. In queste ore, l'attuale Presidente Donald Trump ha annunciato di essere intenzionato a fare ricorso al massimo organo giudiziario degli Stati Uniti d'America, la Corte Suprema. Per quanto prima del voto la Corte abbia dato torto proprio alle istanze di Trump, rafforzando la legittimità del voto per posta, la composizione conservatrice potrebbe favorire il Presidente in carica e crea ancora grandi incertezze sui risultati di queste elezioni. Solo una cosa è certa: potrebbero trascorrere giorni, addirittura settimane prima che gli spogli e le risultanze acquisiscano una certezza tale da farci indicare con esattezza il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Se anche le urne sono chiuse, la battaglia per la Presidenza è ancora nel vivo.

A cura di Greta Temporin


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