A Radio Radicale per parlare di carcere, covid e Corte Europea dei diritti dell’uomo.
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Il virus Covid-19 ha stravolto le nostre vite e le nostre abitudini: siamo tutti, ognuno a modo suo, preoccupati, frastornati, annoiati, e magari anche un po’ arrabbiati.
Di fronte a tutto questo, come associazione non vogliamo e non possiamo limitarci al ruolo di semplici spettatori. Per questo, con questa newsletter, vogliamo provare a darvi qualche informazione di carattere generale, e qualche consiglio – di carattere giuridico, ma non solo – per affrontare al meglio questo periodo. Insieme!
BEN INFORMATI, INNANZITUTTO
Se fare scorta di carta igienica o di penne rigate al supermercato in questi giorni può essere difficile, per quanto riguarda le notizie sul Coronavirus il problema è opposto: seguendo l’adagio per cui “è la dose a fare il veleno”, infatti, il rischio di “intossicazione” da notizie di cattiva qualità è dietro l’angolo. Tra siti di informazione (o presunta tale) che sperano di sfruttare il momento a suon di titoli roboanti, messaggi improbabili fatti circolare nelle chat, passando per la semplice approssimazione di tante cose pubblicate sui social: in queste settimane l’attenzione alla qualità di quel che leggiamo deve essere massima. Per evitare di farsi prendere dal panico, o di diffondere (anche in buona fede) notizie imprecise o false, ecco alcuni piccoli accorgimenti per vivere più sereni e meglio informati:
SECONDO: PSICOLOGICAMENTE STABILI
Se hai l’impressione di esserti ritrovato a vivere all’Overlook Hotel, e stai riscontrando l’esistenza di strane tendenze emotive e comportamentali non preoccuparti, è più che normale. Questa situazione di emergenza sta mettendo a dura prova il nostro fisico e il nostro cervello, ed è per questo che abbiamo chiesto alla nostra psicologa di condividere alcuni piccoli trucchi per sopravvivere:
NUOVI DECRETI E SANZIONI PENALI: COSA DEVI SAPERE?
Premessa doverosa: l’infilata di decreti di queste settimana ha fatto sì che il quadro, dal punto di vista legale, sia particolarmente complesso. Abbiamo fatto del nostro meglio per fornirti una sintesi efficace, ma comunque i punti da trattare sono molti. Ma non sarà un problema, no? Tanto, diciamocelo chiaramente, di questi tempi chi non ha 10 minuti per una lettura, tanto più se utile? Ma ora, procediamo.
I DPCM dell’8 e 9 marzo 2020 hanno previsto misure urgenti per il contenimento del contagio che vengono riassunte con il jingle che va in onda più o meno ogni 5 minuti in tv, creando spasmi oculari ai più (al punto che siamo convinti che ce lo sogneremo la notte per molto tempo). Nel decreto è previsto in particolare l’obbligo di presentare un’autodichiarazione che contiene i tuoi dati personali e nella quale deve essere indicato il motivo per il quale sei “uscito di casa”.
Cosa succede quindi se non vengono rispettati gli obblighi previsti nei decreti? E’ necessario fare un po’ di ordine e come al solito la risposta è “dipende”: se hai commesso una violazione fino alla data del 25 marzo 2020 può esserti stato contestato l’art. 650 c.p. se, in parole povere “sei uscito di casa senza un motivo valido” e hai dunque violato un obbligo imposto dall’Autorità, che è un reato di natura contravvenzionale che prevede la sanzione dell’arresto fino a 3 mesi o l’ammenda fino a 206 €. Al momento quindi potresti avere un procedimento in fase di indagine in ordine a tale reato.
Per complicare un po’ le cose il 25 marzo 2020 è stato emanato il Decreto Legge n. 19, che ha cambiato il tipo di conseguenza legata alla violazione delle prescrizioni. Dal 26 marzo 2020, infatti, per chi ha violato le prescrizioni è prevista la “sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 3.000 e non si applicano le sanzioni contravvenzionali previste dall’articolo 650 del codice penale”. Quindi a partire da tale data non sarà più contestabile la sanzione penale bensì l’illecito amministrativo così come descritto dalla norma riportata.
Ti chiederai forse: ma se ho commesso la violazione prima del 26 marzo continuo a dover rispondere penalmente? Per una volta occorre dare atto che il Legislatore, nonostante ci troviamo in una fase emergenziale con tutte le conseguenze in tema di qualità della legge, ci sembra abbia dato una risposta chiara. Infatti il comma 8 dell’art. 4 Del D.L. 25 marzo 20202 n.19 recita che le sanzioni amministrative “si applicano anche alle violazioni commesse anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto, ma in tali casi le sanzioni amministrative sono applicate nella misura minima ridotta alla metà’” che tradotto vuol dire che, per chi ha commesso un fatto prima del 26 marzo e gli era stato contestato l’illecito penale, qualora ritenuta sussistente la violazione, risponderà solo della sanzione amministrativa e dovrà pagare la somma di 200 Euro. Certo è che queste non sono le uniche conseguenze alla quali posso incorrere essendo possibile configurare diverse situazioni e ipotesi di reato connesse. Quali possono essere i più gravi reati che ti possono contestare?
E veniamo infine alla famosa autodichiarazione. Il Decreto prevede che per gli spostamenti tu debba munirti di questa autodichiarazione, il cui modulo è disponibile sul sito del Ministero dell’Interno (è stata modificata più volte controlla di essere in possesso dell’ultima versione). E se non ho una stampante? La puoi copiare su un foglio di carta e vale lo stesso. E se me la dimentico? Puoi fare una dichiarazione orale alle forze dell’ordine che verrà trascritta in un verbale. Nell’autodichiarazione devi motivare i tuoi spostamenti, concessi solo a determinate condizioni. Cosa succede se fornisco informazioni false? Potrebbe esserti contestato l’art. 495 c.p. che sanziona chiunque dichiara o attesta falsamente ad un pubblico ufficiale l’identità, lo stato o altre qualità della propria o dell’altrui persona, ed è punito con la pena della reclusione da 1 a 6 anni. Ti consigliamo in ogni caso di non ascoltare le decine di vocali che circolano di questi tempi, ma di rivolgerti al tuo avvocato che saprà come consigliarti al meglio.
LE MISURE PER IL MERCATO DEL LAVORO Domenica 22 marzo Domenica 22 marzo è uscito uno dei tanti DPCM legati all’emergenza sanitaria, in cui sono contenute ulteriori misure per affrontare l’emergenza COVID-19. Se l’Italia si è distinta positivamente per aver affrontato l’emergenza prima di altri Stati, nel campo del diritto del lavoro gli ultimi decreti tradiscono un operato del Governo più zoppicante. Ecco, in sintesi, alcuni punti degni di attenzione:
Queste sono solo alcune delle molte incoerenze tra cui gli addetti ai lavori devono districarsi, in un momento in cui la mancanza di chiarezza da parte delle autorità (a cui siamo più che abituati, d’accordo, ma la situazione generale non fa che aggravare la confusione) sta determinando un aumento di pericoli di contagio e soprattutto un dispendio di energie, tolte a quello che dovrebbe essere l’obiettivo primario: supportare aziende e lavoratori verso la sopravvivenza economica. Noi di Strali, pur consci della delicatezza del momento e del fatto che ci troviamo tutti ad affrontare una pandemia (Governo compreso), ci aspettiamo che vengano al più presto chiarite le misure da adottare e che gli operatori del settore possano dedicarsi a dare risposte certe.
Ci ripetiamo: il Coronavirus è democratico, colpisce tutti senza distinzioni. Non sono affatto democratiche ed uguali per tutti, però,la sue conseguenze: quelle sanitarie, che dipendono dalla possibilità di accedere ad un servizio sanitario e dalla qualità e quantità di cure ricevute, e quelle sociali ed economiche della pandemia che sottolineerà ancor di più le diseguaglianze e ne creerà di nuove.
In Italia vivono da tempo centinaia di migliaia di persone straniere in condizione di (involontaria) irregolarità a causa della mancata programmazione nell’ultimo decennio di effettivi flussi di ingresso e della decretazione c.d. di “sicurezza” del 2018 (di cui abbiamo ampiamente parlato in precedenza).
Sono perlopiù lavoratori e lavoratrici che occupano settori importanti del nostro mercato del lavoro: assistono i nostri anziani e malati, raccolgono frutta e verdura nei campi, lavorano nei mercati, nei magazzini, negli allevamenti e nelle aziende artigiane. Lavorano tutti in nero e vorrebbero regolarizzarsi, pagare le tasse e fruire dei servizi.
Per affrontare un momento di crisi come quello odierno bisogna avere il coraggio di prendere delle scelte innovative e lungimiranti e di rimediare agli errori precedentemente commessi: tra questi, l’aver lasciato che tutte queste persone nel nostro paese rimanessero prive di diritti.
Regolarizzare queste persone, costrette alla precarietà, sarebbe un’azione non solo giusta, ma intelligente e accorta, perché è una delle misure indispensabili per garantire la prevenzione sanitaria, in questo momento fondamentale, e far ripartire la nostra economia.
Ecco perché come associazione abbiamo deciso – insieme a una miriade di altre realtà associative, persone del mondo della cultura e accademico, giornalisti, giuristi, scrittori – di aderire alla proposta di A.S.G.I. – Associazione per gli studi giuridici sull’Immigrazione per chiedere al Governo e al Parlamento italiano la regolarizzazione dei cittadini stranieri presenti in Italia.
In un momento storico di profonda crisi sociale come quello odierno non possiamo permetterci di voltare la faccia dall’altra parte ed è estremamente importante e necessario che vengano adottate politiche di coesione, inclusive e solidali, capaci di interrompere il circuito dell’illegalità a beneficio di tutti perché darebbero dignità e sicurezza alle persone e le farebbero vivere in condizioni di legalità, aiuterebbero la nostra economia, il nostro fisco e la nostra salute.
Per aderire all’appello e per maggiori informazioni: https://bit.ly/PropostaRegolarizzareStranieri
La tecnologia può aiutarci a superare l’emergenza epidemiologica? Cosa si sacrifica per avere la possibilità di uscire di casa? Il rischio, come spieghiamo in questo articolo pubblicato nella serie “Emergenza Covid e Democrazia” della Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, è quello di aprire un “vaso di pandora tecnologico” senza poi avere gli strumenti adatti per poterlo richiudere.
“L’esperienza della Corea del Sud e del Giappone ha evidenziato come l’utilizzo di applicazioni per dispositivi mobili possa avere efficacia nel monitoraggio dei contatti sociali, in particolare delle persone “a rischio”, e conseguentemente nel contrasto alla diffusione del Coronavirus. L’idea di un controllo tecnologico dei cittadini – in particolare dei loro spostamenti, e del loro stato di salute – sta pertanto prendendo piede anche in Europa.
In Italia, Il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano ha recentemente invitato il mondo della imprenditoria e dell’informatica a fornire al Governo i mezzi tecnici per attuare un piano di “monitoraggio e contrasto alla diffusione del Covid-19“ attraverso applicativi impiantati nei dispositivi digitali dei cittadini. Verosimilmente, il modello non si baserebbe esclusivamente sui c.d. big data, ma opererebbe una profilazione dei cittadini tramite le informazioni e le coordinate fornite dai loro smartphones, monitorando i loro spostamenti e, possibilmente, la loro situazione di salute.
L’utilizzo di tale metodo di controllo si basa sulla considerazione che l’attuale stato di emergenza possa consentire l’utilizzo di mezzi eccezionali, finanche in compressione di diritti come quello alla privacy. Tale considerazione sembra peraltro ben digerita dalla maggior parte della popolazione. Alcuni sondaggi (BVA DOXA 10-19 marzo 2020; SWG 25-27 marzo 2020) hanno evidenziato come la maggioranza dei cittadini sarebbe favorevole ad un controllo dei propri spostamenti e delle proprie frequentazioni, ponendo pertanto in secondo piano la limitazione dei propri diritti di riservatezza e protezione dati rispetto all’imperante interesse alla salute pubblica.
L’efficacia delle forme di controllo tecnologico è evidente, così come i loro rischi, noti sin dalle rappresentazioni distopiche della letteratura fantascientifica del novecento. Oggi, sfruttando lo stato di necessità emergenziale, la loro applicazione nella vita privata e lavorativa appare sempre più vicina. In Piemonte, ad esempio, si è recentemente ipotizzato di riaprire alcuni stabilimenti produttivi laddove i lavoratori si fossero sottoposti al controllo digitale dei loro spostamenti. In tal caso, i lavoratori potrebbero trovarsi innanzi alla scelta se mantenere il lavoro a fronte della cessione del loro diritto alla privacy, o tutelare tale diritto e rischiare di perdere il posto.
Peraltro, una volta validato tale sistema di “baratto” dei diritti (privacy con salute e/o lavoro) esso si presta a perpetrarsi in ogni situazione in cui il controllo sociale può efficacemente tutelare un interesse pubblico (si pensi, ad esempio, alla repressione dei reati, ma l’elenco è potenzialmente infinito).
A ciò, si aggiunga il rischio, una volta implementate, di un possibile utilizzo abusivo di tali tecnologie come metodo di controllo sociale e repressione del dissenso (ad oggi già indebolito dalla sospensione del diritto di riunione).
Infine, si consideri come l’introduzione di tali sistemi di controllo porterebbe ad una pressione inusitata ai diritti di privacy e data protection dei cittadini, a cui il sistema normativo attuale non appare in grado di far fronte. E’ evidente che le potenzialità di controllo e repressione delle nuove tecnologie devono essere inquadrate e limitate all’interno di un ecosistema di nuovi diritti che ne indichino i confini e le precauzioni di utilizzo.
Siamo in un momento storico di passaggio da un paradigma esistenziale a un altro, dal punto di vista sociale, tecnologico e giuridico. E’ tuttavia imperativo prestare particolare attenzione alle azioni che si pongono in essere in questo momento di reazione emotiva alla tragedia Coronavirus. Se si apre il vaso di pandora tecnologico esiste il rischio che non vi siano gli strumenti adatti per poterlo richiudere”.
Qualcuno ha detto che Coronavirus ha il pregio di essere estremamente democratico: colpisce tutti.
Se ciò è vero da un punto di vista medico, è vero anche che l’emergenza sanitaria e tutto ciò che ne è derivato hanno inciso in particolare sulla vita di coloro che già non sguazzavano nel benessere, primi fra tutti (o quantomeno sul podio) i senza tetto.
Per loro abbiamo pensato questo breve vademecum di indicazioni essenziali: numeri verdi da contattare per informazioni mediche; dove e quando procurarsi un pasto o un posto per dormire, vista la coatta sospensione dell’attività di molte mense e dormitori; come usare la mascherina correttamente; dove ricevere supporto psicologico.
Da oggi inizieremo a distribuire i vademecum (piano con le segnalazioni, rimarremo entro i 200 metri da casa!) cercando di raggiungere più persone possibile.
Questa emergenza sanitaria non è uguale per tutti. Lo sanno bene, purtroppo, i quasi 1400 detenuti del carcere Lorusso-Cotugno di Torino: il virus è arrivato anche lì, ma le sezioni sovraffollate rendono impossibile garantire le distanze di sicurezza, mancano i dispositivi sanitari, quelli di protezione individuale, e per i detenuti contagiati anche la scarcerazione diventa un problema, perché si tratta di persone malate spesso senza dimora.
Per loro c’è in ballo il rispetto di diritti fondamentali, a partire da quello alla salute: per questo come associazione abbiamo aderito alla campagna di raccolta fondi promossa dal progetto LiberAzioni e dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema a favore della popolazione carceraria torinese. Fino al 26 aprile sul sito Produzioni dal Basso è possibile fare una donazione per finanziare l’acquisto di mascherine e di dispositivi di protezione, oltre a contribuire alla creazione di un piccolo fondo per dare supporto ai detenuti positivi al Covid-19 che saranno scarcerati, ma che sono privi di una casa o di una rete familiare o sociale che possa aiutarli.
Aderendo al progetto vogliamo anche lanciare un messaggio chiaro: le persone private della libertà personale non possono e non devono essere lasciate sole.
Tutti possiamo contribuire, anche con una piccola somma. Se anche tu vuoi unirti alla campagna, fai una donazione al seguente link:https://www.produzionidalbasso.com/…/carcere-di-torino-eme…/ o andando a visitare i profili social di LiberAzioni e Associazione Museo Nazionale del Cinema
Che aggiungere? Niente, solo che ci abbiamo messo la faccia e pensiamo che in questo momento sia importante non lasciare solo chi ha bisogno di aiuto.
Forse non riusciremo a ognuno degli innumerevoli torti che si verificano ogni giorno in ogni angolo del pianeta, però vogliamo provare a lasciare un’impronta. Vogliamo farlo un caso strategico alla volta, un diritto alla volta. E lo facciamo attraverso ciò che ci riesce meglio: il contenzioso strategico, l’advocacy e la divulgazione!
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